La cosa più bella del mondo? Diventare papà.
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Nella Città Alta degli anni Cinquanta ci si parlava dalle finestre e dai balconi, come in una scenografia teatrale allestita per una commedia di Eduardo o di Goldoni. Quella volta, però, nostro padre non fu chiamato per il quotidiano saluto di buon vicinato ma per una richiesta di aiuto dalla signora che abitava proprio sopra il ristorante, in un appartamento di una sola grande stanza. Lì ci viveva con suo marito Augusto, operaio alla centrale del latte, e il loro bimbo di tre anni.
Giunta al nono mese di gravidanza, quella mattina la signora comprese che era arrivato il momento di partorire ma, sola in casa e senza telefono, chiamò Mimmo a gran voce per chiedergli di accompagnarla subito all’Ospedale Maggiore.
Il telefono in quegli anni lo avevano solo i ricchi e i locali pubblici, così nostro padre chiamò dal ristorante avvertendo il signor Augusto di ciò che stava accadendo. Arrivò in un attimo ma non c’era tempo da perdere. Dopo un veloce conciliabolo tra i due uomini, Augusto si mise alla guida della nostra giardinetta con i profili in legno mentre Mimmo si accomodò sul sedile posteriore accanto alla signora.
Qualcuno, però, aveva una gran fretta di emettere il suo primo vagito. Una volta raggiunta Porta Sant’Agostino la signora si mise a gridare in dialetto bergamasco “la ghè, la ghè!” e la bambina venne al mondo in un attimo, scivolando dolcemente sul pavimento della Giardinetta.
Augusto accostò istintivamente l’auto sul ciglio della strada mentre nostro padre raccolse con cura quell’esserino urlante avvolgendolo in un lembo della vestaglia indossata della signora. Non c’era tempo da perdere, una mano impegnata a sventolare un fazzoletto fuori dal finestrino e l’altra a tenere la neonata con tutta la delicatezza possibile, Mimmo intimò al neopapà di ripartire subito.
Con il clacson della Giardinetta costantemente premuto, in pochi minuti raggiunsero l’Ospedale Maggiore. Lì trovarono ad attenderli un medico e due infermiere che tagliarono all’istante il cordone ombelicale.
Augusto e consorte erano felici anche se stremati. Mimmo sprizzava gioia da tutti i pori e abbracciò timidamente il suo vicino di casa complimentandosi con lui, perché diventare papà era la cosa più bella del mondo. E lui, per noi, era davvero un bravo papà.
Quella bimba nata in Città Alta, anzi in una Giardinetta, fu chiamata Cristina. Ancora oggi ci viene a trovare e ogni volta ci salutiamo con un sorriso fatto di affetto e complicità.