• Nato in Città Alta

Cosa resterà di questi anni 80

Tempo di lettura 3 minuti e mezzo

Era il 1989 e Raffaele Riefoli, più conosciuto come Raf, celebrava in rima il tramonto di un decennio unico e irripetibile.

Anni come giorni son volati via. Brevi fotogrammi o treni in galleria.

[…]

Cosa resterà di questi anni Ottanta. Afferrati e già scivolati via.

Per chi è nato come me nei favolosi anni Sessanta, gli anni Ottanta coincidono con quell’età ibrida e confusa che si pone tra l’adolescenza e la giovinezza. Giorni che non sono sempre allegri e spensierati, poiché recano con sé i turbamenti e le insicurezze giovanili, ma aperti al domani che incombe e liberi dal cinismo che ci porta in dono l’età adulta.

Con l’avvento degli anni Ottanta, in Italia la parola più abusata divenne cambiamento. Si volevano dimenticare gli anni di piombo e tutti erano convinti che alle porte ci fosse un nuovo miracolo economico, il cui signore e padrone sarebbe stato un edonismo votato alla ricerca di un piacere individuale ostentato e sfacciatamente frivolo.

E se il tema è il godimento, allora il cibo riveste un ruolo dominante. Basta con la tradizione e la nouvelle cuisine, basta con il pensiero illuminato di Gualtiero Marchesi volto a togliere ed eliminare il superfluo. Sulle tavole di ristoranti e trattorie fece irruzione un desiderio di impertinente e gioiosa superficialità.

In cucina, molti interpretarono questo impulso alla trasgressione aggiungendo panna liquida a un’infinità di piatti: penne e tortellini, risotti e filetti, torte rustiche e dessert. E non ci si limitò alla panna, comparvero la polpa di granchio e la vodka a far da base a molte salse, il risotto alle fragole e Champagne, con la rucola in versione prezzemolo, cioè ovunque.

La vetta più alta di questa gastronomia senza precetti, libera e selvaggia, fu raggiunta con i tortellini 3P: panna, piselli, prosciutto cotto. Un piatto che fece insorgere la prestigiosa “Confraternita del Tortellino” di Bologna, secondo la quale la panna mortificava i tortellini sopprimendo, sotto quella coltre bianca e appiccicosa, l’esaltazione del ripieno che può donare solo il brodo.

Il vento inarrestabile di quella irriverente rivoluzione intrisa di vodka e fiumi di panna giunse anche da Mimmo. Sì, anche noi peccammo, e nel nostro menù comparve qualche piatto un po’ naif. D’altronde, è vero che il gusto del cliente lo guida il ristoratore, ma ci sono momenti in cui mode e tendenze sovrastano ogni incrollabile proposito.

Se in cucina compresi subito le ragioni di quella sommossa gastronomica figlia di un preciso momento storico orientato alla futilità, con la musica feci molta più fatica. Sì, perché gli anni Ottanta si distinsero per un vero e proprio sconvolgimento di ritmi e armonie.

Io che stravedevo per De Gregori e mal sopportavo pochi altri cantautori italiani e qualche musicista britannico o chansonnier d’oltralpe, rimasi disorientato. Sbocciarono la “new wave” e il “synth-pop” con i loro refrain ossessivi che, il più delle volte, al primo ascolto mi lasciavano indifferente ma già al secondo mi si incollavano all’emisfero destro del cervello.

Fu così che venni sedotto dalle melodie avvolgenti degli Style Council e dei Tears for Fears. Mi entusiasmai per l’energia scura e impenetrabile dei Depeche Mode, così come imparai ad apprezzare i Duran Duran e, a dosi omeopatiche, persino gli Spandau Ballet. Un elenco che senza alcuna fatica potrei estendere per un’altra mezza pagina.

Ma alla fine cosa è restato degli anni Ottanta? Se continuiamo a disquisire di musica, quegli anni travolgenti mi sono rimasti sulla pelle e nel cuore. A tavola, invece, sono spariti da tempo i gamberetti in salsa rosa e le penne alla vodka, piatti presto rinnegati e messi al bando come orrori gastronomici. Piuttosto, ci rimane in eredità la voglia di godere di un attimo, seppur breve ed effimero, e di non prendersi troppo sul serio, soprattutto quando l’argomento tratta di ricette, fuochi e padelle. Con gli anni Ottanta, però, non finisce certo qui. Potrei parlarvi di quando… No, questa ve lo racconto un’altra volta.